Colesterolemia e i suoi valori target: considerazioni
Francesco Magro
Riassunto
Il concetto dell’età come fattore di rischio immodificabile deve essere rivisto alla luce di quanto proposto da Brian A. Ference ed enfatizzato da Michael D. Shapiro e da Eugene Braunwald .
Numerose variazioni genetiche sono associate a valori bassi o alti di LDL , se queste persone vengono studiate in specifici trials che sfruttano questa spontanea “randomizzazione mendeliana” si osserva che si può osservare , sul lungo periodo, anche una riduzione del 50% sulla comparsa di eventi cardiovascolari per ogni 40 mg/dl di riduzione delle LDL.
Quindi sono gli “anni-colesterolo” che contano , intesi come la sommatoria della colesterolemia LDL media annuale moltiplicata per gli anni di vita.
Una soglia di 5.000 anni-colesterolo fa traghettare verso l’inizio della estrinsecazione clinica della patologia aterosclerotica, infatti a 5.000 anni-colesterolo inizia l’1% di possibilità di sviluppare eventi CV .
Questo rischio cresce in maniera esponenziale all’aumentare degli anni-colesterolo: a 10.000 anni-colesterolo il rischio diventa infatti del 16%.
Le recenti linee guida europee sulle dislipidemie non autorizzano l’uso di farmaci nei pazienti a basso rischio CV totale quando il Col LDL è <115 md/dl.
Seguendo il calcolo degli anni-colesterolo queste persone raggiungono la soglia dei 5.000 anni-colesterolo a 45 anni circa.
In Italia le persone tra 45 e 55 anni sono 9.000.000 (secondo i dati ISTAT) quindi 1% di possibilità di sviluppare un evento cardiovascolare , con un Col LDL <115 md/dl, porta a circa 90.000 eventi che si sarebbero potuti rimandare se si fossero adottate misure adeguate e precoci.
Il concetto di “Salute CV ideale” introdotto dalla Strategic Planning Task Force of the American Heart Association deve essere perseguito con forza , anche con farmaci , purchè con bassissimi effetti collaterali, al fine di rimandare il più possibile lo sviluppo di eventi clinici aterotrombotici che , come è noto, portano (dati del registro SWEDEHEART) , a tassi di mortalità cardiovascolare del 14.1% ad 1 anno dall’evento acuto.

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